Luogo che custodisce testimonianze anticipatrici.
“gli avamposti della civiltà”
Volevamo un posto sicuro per la nostra prima sede, ci sarebbe bastato un piccolo rifugio dove poterci riparare, un luogo da dove poter pianificare, progettare e lanciare nella società degli attacchi culturali e delle azioni di resistenza civile contro l’indifferenza, l’ignoranza, la solitudine e l’apatia dilagante. Così abbiamo stretto una collaborazione con un’azienda del territorio, com’è nel nostro spirito, abbiamo fatto amicizia, e grazie anche alla ViaggiArte snc, siamo riusciti ad avere questo piccolo rifugio.
Un locale di pochi metri, ma pieno di buoni pensieri e di tante idee, non un posto, ma proprio il Nostro Avamposto Sociale. Ci serviva un logo riconoscibile, un’immagine che racchiudesse nei suoi segni e nei suoi colori, queste idee e questi ideali; abbiamo pensato al nostro amico Fabrizio Silei, scrittore, disegnatore, scultore e giocattolaio, un’artista completo di cui amiamo fortemente i tratti distintivi, un compagno d’armi con cui condividere l’idea e far nascere il nostro personaggio icona dell’avamposto: Carabas Barabas.
Volevamo un bruto, un cattivo, un antierore, cercavamo un personaggio oscuro, presente in tutte le storie, quel personaggio che permette al buono di essere sé stesso, di diventare un eroe, di salvare delle vite, di migliorare se stesso. Quante volte i bruti e i cattivi sono stati condannati e accusati, ma senza di loro, l’eroe non esisterebbe, senza di loro non si avrebbe la possibilità di capire il male e di combatterlo anche solo con le proprie forze.
Cattivi per natura, ma controvoglia, non sempre felici di esserlo, un po’ come l’animo umano, che racchiude anche rabbia, violenza, sensualità e come diceva un altro grande personaggio
leggendario del cinema di animazione: “Io non sono così; è che mi disegnano così”.
Questo posto è come il nostro personaggio, per scoprirlo davvero ci devi entrare, devi viverlo, non puoi fermarti alle apparenze, un posto che ha bisogno di essere osservato e conosciuto dal suo interno, senza pregiudizi e senza fronzoli, ruvido e schietto.
Come Carabas Barabas il mangiafuoco nella storia di Aleksej Nikolaevič Tolstoj intitolata “Burattino e la chiavetta magica”, che era un’opportunista dal cuore debole, ma che grazie all’ossessione per Burattino e alla sua tenacia nel cercare di acchiapparlo, costringe il piccolo protagonista ad ingegnarsi per sconfiggerlo, ad impegnarsi per essere un amico leale, e una persona migliore per se, per i suoi amici e per il povero babbo. A crescere insomma, per diventare Grande. Questo era lo spirito che quel logo doveva trasmettere, una sfida vera e propria. Il nostro pirata, ci osserva di sbieco, da dietro il suo oblò, dal suo posto segreto e ti guarda un po’ sorpreso ed un po’ ancora assorto tra le pagine di quel libro, un’immagine che scintilla in tante domande: chi è? Che cosa legge? dov’è? A che cosa pensa?… Tanti dubbi, perché è dai dubbi che nascono le rivoluzioni.
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